lunedì 20 febbraio 2012

Avi.

Aveva un nome pieno di consonanti il nonno,
ma non te l'ho mai sentito pronunciare.
Nemmeno da lui ho mai sentito il tuo,
ch era il frutto di un albero sacro.
Forse fumava seduto ad un tavolo con gli amici
sfidando il vino e la memoria a carte,
memorie di montagne, di mare, di Grecia,
di un fucile, poi la falce, poi le suore.
L'odore acre del trinciato forte
appoggiato al tuo cappotto, lo portavi fino a casa,
assieme al dopobarba, un velo sul colletto.
Il mio orecchino al naso ti sembrava mostruoso
e guardandomi , a mani giunte sembravi pregare
per esorcizzare quei nuovi modi di trasgredire
che ai tuoi tempi si chiamavano baciare.
Tuo marito ora tossisce in cucina
e non riesci a fermare quella musica scordata
e non puoi tornare al ballo nella sala
a nascondere il capo nello scialle della sera.
Risenti acre e forte l'odore del trinciato,
è un rumore di latta che si chiude
Il fiammifero che sfrega lungo l'angolo del muro
e cantando copri la musica inventando le parole.

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