venerdì 29 marzo 2013

Buccia.

I giorni eterni del cambiamento
odore di pioggia su asfalto caldo
odore di foglie ridotte a niente
resti del pasto di un gatto randagio.
Il silenzio del bambino castigato,
solo, lasciato. Sinfonia perfetta,
a macerar sulle scale,
trionfo di bimbo, non di madre.
trionfo dell'uomo del tempo a venire.
I giorni avari del cambiamento,
uguali le dita, le ginocchia e i piedi,
sforzando la bocca a cibo e parola.
Sforzandola ancora.
Lasciami adesso guardarti le mani
togliere il picciolo a una mela matura.
Carezza dove la polpa è marcita,
e affonda e spingi e incidi la buccia,
la lama aiuta se del buono rimane.
I giorni amati del cambiamento
non hanno memoria di calendario,
che sia il rumore a far marcire?
la macchia si allarga e non puoi sentire.
E' dal picciolo che si deve partire.
Nascondi il mio viso tra le tue mani
e guardami ancora, occhi di terra.
Scava lama, incidi a fondo,
nei giorni agognati del cambiamento
uno strappo nel frastuono diventa melodia.
Lasciati gridare, anima mia.
E guardami ancora, raschia la buccia.
Qualcosa rimane. E' tuo, te lo voglio consacrare.

Nessun commento: