Credo che le zanzare mi posseggano le orecchie, mi entrino nel naso, abusino del mio sague. Continuamente. Hanno nidificato nel mio ventre di sconfitto e si sono concesse ora un'uscita estiva. Stasera le ho sentite partire, sono sciamate distanti dalle mie orecchie, hanno raggiunto l'acquedotto, scendendo verso la stazione. Odio il mio corpo per quello che contiene, ma le ho fatte entrare io le zampe sottili, le ali allungate, il becco a spirale, le pance già gonfie del sangue di altri. Sconfitti. Parassiti. Con dentro ospiti indesiderati. E' cominciato tutto una notte in cui, nel sonno umido di un'estate senza vento mi sono lasciato educare. Il mio orecchio non sentiva più alcun fastidioso ronzio, quello che dall'epidermide si dirama a fior di timpano e si spalanca sul cervello. Le ho lasciate fare, libere di volare nella stanza, anche se la fossa comune sul muro contava già trentacinque vittime schiacciate. Il sonno vinceva ed io perdevo. Ed ora le sento in macchina, sull'autobus, sotto la doccia. Oggi mi hanno accompagnato al bar per la pausa caffè.
"Celeste", mi dicono, "L'olocausto estivo. Tu ci hai salvato. Tu ci stai proteggendo."
"Ma io vi odio" rispondo. "Mi succhiate il sangue, parlo da solo, mi riempite la testa e la vita di veleno, sono coperto di piaghe, non faccio altro che grattarmi. Faccio quello che comandate. Il mio sangue. E' il mio sangue!"
"Tu ci hai salvato dalla strage di agosto. Celeste, Tu ti sei lasciato educare!"
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